In occasione della fase di consultazione della Strategia Regionale per le Montagne del Piemonte, la nostra associazione, attraverso il Gruppo Abitare il Bosco, ha fatto pervenire le proprie osservazioni con l'ambizione di contribuire a una migliore definizione degli aspetti connessi con i boschi e la loro gestione.

  • In qualità di ricercatori di una Associazione impegnata in attività di ricerca-azione per la cura dei boschi (cfr. progetto Abitare il Bosco, http://www.increasegroup.org), ci preme innanzitutto esternare la nostra soddisfazione per il metodo seguito nella stesura della strategia. Istituire il gruppo di lavoro tecnico-scientifico interdisciplinare e aprire il documento preliminare alla consultazione pubblica è il modo giusto per intervenire su una componente così strategica e vitale del territorio. Nello stesso tempo, il documento presenta a nostro avviso alcuni limiti nel modo in cui affronta la pianificazione e la gestione dei boschi che è auspicabile siano presi in considerazione prima dell’approvazione finale.
  • Il primo limite consiste nella visione eccessivamente utilitaristica che trapela dal documento. Senza negare il fondamentale ruolo della biomassa legnosa fornita dai boschi delle montagne piemontesi per la produzione energetica e lo sviluppo locale, riteniamo utile sottolineare come i boschi abbiano valore anche per il solo fatto di esistere ed essere mantenuti per le generazioni future. Come è noto, i boschi producono fondamentali servizi ecosistemici quali acqua e aria pulite, suolo, cibo, biodiversità, paesaggio, che, anche per effetto dei cambiamenti demografici e climatici, sono diventati sempre più centrali. Tuttavia, questi servizi rischiano di passare in secondo piano nel momento in cui la strategia per le montagne del Piemonte veicola logiche “estrattiviste” e una visione della montagna e schiacciata sugli interessi della generazione attuale.
  • Il secondo limite consiste nel non sottolineare adeguatamente il valore storico e culturale del bosco e, conseguentemente, nel non  prevedere azioni volte a trasmettere e sviluppare ulteriormente questa specifica dimensione del bosco. I boschi sono artefatti naturali ma anche culturali, sono testimonianza viva della  storia e dell’identità di un territorio, nonché luoghi in cui coltivare il proprio benessere psicofisico, realizzare attività sportiva, dedicare del tempo allo svago e a nuove forme di educazione ambientale, favoriti dal contatto con la natura. L’identità dei territori e delle comunità si alimenta della presenza di boschi e foreste, in quanto componenti del paesaggio e spazi di vita vissuta. Eppure il livello di consapevolezza e responsabilizzazione della collettività resta molto basso. A nostro avviso la strategia beneficerebbe di un approccio maggiormente culturale al bosco. A questo riguardo la parte introduttiva di descrizione in pillole del territorio montano andrebbe arricchita variabili legate, ad esempio, alla presenza di confessioni religiose, idiomi, lingue, usanze, pratiche, prodotti agroalimentari  della tradizione.
  • Il terzo e ultimo limite riguarda le competenze necessarie per la gestione e la manutenzione dei boschi. Perché questi interventi siano efficaci, accanto alle conoscenze tecniche specializzate servono i saperi contestuali, tramandati localmente di generazione in generazione. Le stesse indicazioni che si trovano al punto 3.6 del testo della strategia con riferimento alla gestione del patrimonio culturale della montagna andrebbero ribadite anche con riferimento alla selvicoltura. In Piemonte molti dei piani di assestamento forestale e piani aziendali forestali esistenti restano adempimenti formali largamente inattuati per il periodo della loro validità. Un patrimonio da cui InCreaSe con il gruppo Abitare il Bosco suggerisce di partire per sperimentare nuove forme comunitarie di gestione partecipata dei boschi. Anche di questo si potrebbe trovare un accenno nella strategia.

 

Ha inoltre partecipato con una propria nota all'ultima riunione della Conferenza dei Servizi convocata per decidere della variante urbanistica del Bosco di Castagnole Monferrato.

  • I boschi rappresentano una dotazione viva e vitale dei territori. Il basso Monferrato vanta da questo punto di vista una preziosa dotazione di naturalità che fa da contrappunto e intermezzo a un paesaggio collinare di assoluta qualità ma già oggi in molti punti eccessivamente antropizzato e infrastrutturato. Da risorsa essenziale perla vita stesse delle comunità, negli anni 60 i boschi hanno cominciato ad essere considerati spazi residuali antieconomici dal punto di vista della gestione e per questo spesso abbandonati a se stessi. 
  • Nella promozione di una cura proattiva, collettiva e lungimirante dei boschi da parte delle comunità che si di essi si affacciano, InCreaSe ha redatto con l’aiuto di esperti di varie discipline (geografi, sociologi, agronomi e scienziati forestali, statistici ecc.) e stakeholder locali un Manifesto significativamente intitolato “Abitare il Bosco. Manifesto per l’integrazione dei boschi nelle comunità” (consultabile sul sito http://www.increasegroup.org) con cui si sostiene la necessità di un approccio comunitario e territoriale alla risorsa boschiva, consapevole della natura sistemica e multiscalare dei benefici e delle responsabilità connesse con la cura dei boschi.
  • Se vi fosse la possibilità di prendere la parola, l’Associazione interverrebbe per ribadire in estrema sintesi che per noi il bosco è ambiente di vita naturale (l’unico rimasto) e che la proposta di realizzazione della pista va nella direzione di distruggere un fondamentale suolo produttivo da cui ricaviamo non solo risorse produttive e servizi ecosistemici fondamentali per la vita, ma anche un paesaggio ‘sospeso’ nel tempo e nello spazio, che è insieme natura, cultura, storia e identità.

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Il gruppo di ricerca InCreaSe nasce dalla convinzione che la conoscenza e l’esperienza dei propri ricercatori debbano contribuire al benessere sociale e al conseguimento di uno sviluppo sostenibile, inclusivo, equo e stabile