RICONNEETTERSI, BUONE PRATICHE PER GIOVANI CHE VIVONO UN CORTOCIRCUITO SOCIALE 

La Fondazione Compagnia di San Paolo ha approvato il contributo a sostegno del primo anno del nuovo progetto di In.Crea.Se. "RiconNEETtersi": il Progetto avrà durata di tre anni (2020-2023) e si focalizzerà sulle buone pratiche di sostegno ai NEET, i giovani che non studiano e non lavorano.

Il referente del Progetto è per In.Crea.Se il Professor Guido Lazzarini. Il referente per la Fondazione è il Dott. Andrea Fabris. Persona di contatto: Dott.ssa Giuliana Berardo.

 

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Scheda progetto 

Il progetto prende le mosse dai risultati del precedente progetto triennale, From Neet to Need, sempre realizzato da In.Crea.Se con il contributo della Compagnia di Sanpaolo e che ha avuto tra i suoi esiti principali la costruzione di una tassonomia dei NEET distinta per tipi diversi di bisogni cui rispondere:

1. La prima delle quattro tipologie, gli “alternativi”, è caratterizzata dal darsi schemi di vita al di là di quelli tradizionali e pare che ciò non costituisca un particolare problema, anche perché, in qualche modo, si è economicamente autosufficienti (con attività di giocoleria di strada o invenzione, sperata più che realizzata, di videogiochi, ecc.). 

2. Gli “impreparati” pur avendo un titolo o una qualifica, non hanno maturato un’abilità lavorativa propria sufficiente ad inserirli “utilmente” in un contesto lavorativo. In questo caso l’impreparazione non consiste né nel titolo di studio, né nella mancata abilità, ma nell’incapacità di traslare nella specifica situazione (delle circostanze, degli ambienti, delle persone con cui ci si viene a trovare) i contenuti ricevuti. In un certo senso sono giovani che mancano di “elasticità mentale” e “competenze trasversali”. 

3. Gli “scartati” hanno alle spalle un percorso scolastico e familiare frastagliato, difficoltoso che ha creato disagi, sofferenze e umiliazioni. Sono consapevoli dei rischi connessi con lo scorrere degli anni e il protrarsi della condizione di Neet, ma spesso non sanno come fare per migliorare la propria situazione esistenziale ed economica. 

4. La quarta ed ultima tipologia riguarda gli “indifferenti”, coloro che sono sfiduciati: dopo tanti tentativi conclusi con esiti negativi, hanno chiuso con tutti e col mondo. Sono i più difficili sia da contattare e sia quelli in cui, probabilmente, è più difficile riaccendere la fiducia negli altri e la speranza di realizzare qualcosa. Spesso si tratta di persone che vivono in questo stato da anni e le loro capacità relazionali si sono come atrofizzate, come pure le abitudini quotidiane di alzarsi, 

Il progetto identifica quattro principali domande su cui lavorare: 

RQ1 Come realizzare un modello di buone pratiche di sostegno che siano insieme ritagliate sui bisogni dei Neet e ripetibili? 

RQ2 Come favorire l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani e creare modelli che tengano conto delle diverse tipologie di Neet? 

RQ3 Come creare una rete per cui i giovani che superano la condizione di Neet possano diventare “generativi” e aiutare i loro coetanei ad uscire da questa condizione? 

RQ4 Come accreditare le competenze sociali ai giovani che partecipando al progetto mettono in atto un processo di cambiamento e crescita? 

Il progetto si pone l’obiettivo di realizzare un modello di intervento su un gruppo di giovani che si trova nella condizione di Neet che li motivi in modo efficace. Aiutarli nel (re)inserimento all’interno del circuito lavorativo, di istruzione, formativo attraverso un percorso che mira, in primo luogo, a motivare e sostenere il giovane, facendogli riscoprire le proprie potenzialità, esigenze e peculiarità e rafforzando la fiducia in sé e a farli diventare protagonisti della loro vita e della società. Lavorando su questi aspetti si punta a far sì che nel giovane nasca il desiderio di riprendere un percorso di studi, di mantenere un lavoro, di spendere le proprie capacità attraverso un ambiente sociale accogliente che ha creduto nelle sue possibilità. 

Alla base vi è la convinzione che il fenomeno dei Neet sia così grave da non poter essere oggetto della sola ricerca scientifica (che è comunque necessaria). Fondamentale è dedicare spazio opportuno all’azione, alla sperimentazione con interventi e misure suggeriti dall’analisi. 

Complessivamente si ipotizza un percorso articolato in tre anni, con la seguente scansione temporale delle attività: 10 

  • FASE 1 formazione di tutor, figure centrali nel percorso di rimotivazione del giovane, individuazione dei giovani Neet prestando particolare attenzione alle tipologie emerse nella precedente ricerca dell’Associazione InCreaSe: alternativo, impreparato, scartato e indifferente. Fondamentale in questa attività di formazione sarà lavorare sulla creazione di un rapporto di “mutua alleanza” tutor-giovane basato su sentimenti di complicità e condivisione, individuazione dei contesti di inserimento dei giovani e individuazione delle aziende; 
  • FASE 2 selezione di un gruppo di giovani per i quali ideare e implementare azioni di inserimento nei contesti scolastici, formativi e lavorativi, creazione dell’alleanza tutor-giovani-referenti aziendali attraverso revisioni periodiche, supporto psicologico rivolto ai Neet, supervisione e aggiornamento dei tutor; 
  • FASE 3 continuazione del progetto con la costruzione di protocolli di inserimento scolastico e lavorativo per tipologia di Neet, redazione di un rapporto finale, produzione di indicazioni per le politiche, disseminazione e realizzazione della pubblicazione sintetica del progetto. 
  • Come si vede, al centro della proposta progettuale si colloca la figura del tutor in quanto figura di raccordo tra il giovane e l’ambiente formativo/lavorativo esterno, che si fa portare di quelle specifiche funzioni di accompagnamento, consiglio, ascolto, indirizzo e motivazione che al Neet sono mancate nelle sue precedenti esperienze in famiglia e nella scuola. 

Il progetto si attiverà a Torino, Pinerolo, Cuneo, Vercelli/Novara. Dal punto di vista degli strumenti di indagine e delle metodologie di lavoro sul campo, si prevede il ricorso una serie di strumenti di ricerca quali: 

1. Questionari rivolti alle aziende, alle scuole, alle agenzie formative e ai giovani coinvolti per individuare gli indicatori di problematicità e di efficacia di tale progetto. 

2. Eventuali interviste sull’efficacia della modalità di intervento e sulla risposta dei giovani a tale progetto (da inserire nel volume). 

3. Utilizzo (moderato) dei social media per seguire il percorso dei giovani e il tutoraggio. 

4. Redazione del Rapporto finale del progetto. 

5. Disseminazione dei risultati attraverso l'organizzazione di un convegno e la pubblicazione di un volume. 

 

Gli output principali del progetto consisteranno in: 

  • Attivazione di un processo di cambiamento nel giovane per arrivare alla costruzione di un sé consapevole e responsabile del proprio futuro. 
  • Sistematizzazione di una proposta sostenibile e generalizzabile per le tipologie individuate dei Neet 
  • Creazione di modelli di inserimento e indicatori per la loro valutazione 
  • Prefigurare un percorso per aiutare le associazioni non profit con finalità sociali e culturali a diventare enti accreditati nella formazione e fornitura di tutor 
  • Attivazione e miglioramento del progetto pilota 
  • Pubblicazione di volumi on line e cartacei, articoli internazionali 
  • Convegno di chiusura, disseminazione dei dati. 

 

Il progetto prevede un comitato scientifico (CS) e operativo formato da: Guido Lazzarini (sociologo, Università di Torino, presidente associazione Increase, direttore del progetto), Luigi Bollani (statistico sociale, Università di Torino, vice direttore del progetto), Fabrizio Floris (PhD in sociologia e metodologia della ricerca, giornalista, ricercatore InCreaSe senior, coordinatore operativo del progetto), Emilia Caizzo (biologa, responsabile del centro di inclusione scolastica "Libro aperto", ricercatrice InCreaSe, vice coordinatrice operativa del progetto), Antonella Forte (sociologa, collaboratrice alla didattica di Sociologia della salute, ricercatrice InCreaSe, vice direttore del progetto), Giuliana Berardo (segretaria e economa, Associazione InCreaSe). 

Roberto Angotti (Responsabile del Gruppo di ricerca “Indagini e ricerche sulla formazione continua” presso la Struttura “Sistemi e servizi formativi” di INAPP, Roma), Valentina Azer (laureata in economia, esperta in elaborazioni di statistica sociale di grado avanzato, ricercatrice InCreaSe), Francesca Bagnara, (storica, ricercatrice Increase), Marilena Caizzo (laureata in Scienze biologiche, responsabile del centro di inclusione scolastica “Libro Aperto”, ricercatrice Increase), Roberto Cardacci (sociologo del lavoro, esperto in inserimento dei giovani nel mondo del lavoro), Enrica Cavalli (psicologa, ricercatrice Increase), Elisabetta Demarchi (laureata in Scienze del corpo e della mente, ricercatrice Increase), Paola Lazzarini (PhD in sociologia e metodologia della ricerca, formatrice, giornalista, ricercatrice InCreaSe), MariaGiuseppina Lucia (geografa, Università di Torino), Francesca Silvia Rota (geografa, IRCrES CNR), Aronne Medri (psicologo e psicoterapeuta), Chiara Pezzana (psichiatra, direttrice del Centro autismo di Novara), Mariagrazia Santagati (sociologa, Università Cattolica di Milano), Silvia Vercellino (laureata in Scienze della comunicazione, formatrice per l’accoglienza e l’inclusione, ricercatrice Increase). 


Il gruppo di ricerca InCreaSe nasce dalla convinzione che la conoscenza e l’esperienza dei propri ricercatori debbano contribuire al benessere sociale e al conseguimento di uno sviluppo sostenibile, inclusivo, equo e stabile