Pronto il Programma 2022 delle serate dell'Unione Culturale “Franco Antonicelli” su Città e Territorio

Programma conferenze - dibattiti del “Gruppo Città & Territorio” 2022

Torino: stato di fatto e prospettive. Da più di dieci anni il “Gruppo Città & Territorio” dell’Unione Culturale di Torino organizza seminari di studio e dibattiti pubblici intorno ai temi della città, articolati a partire dall’incontro di diverse competenze disciplinari. L’indagine delle trasformazioni urbane, con particolare riferimento alla città di Torino, ha per obiettivo la conoscenza critica e la promozione del dibattito pubblico come strumenti di partecipazione attiva.

https://www.unioneculturale.org 

 

 

 

Partendo dalla consapevolezza che la città, nella sua struttura fisica, è espressione delle dinamiche sociali, economiche e politiche, crediamo che una città “giusta” sia la città che ripartisce sul proprio territorio risorse e opportunità, che garantisce i diritti al lavoro, alla cura, alla cultura, alla mobilità, allo sviluppo sostenibile per tutti i cittadini.

Torino è da tempo in crisi. La fase del post fordismo competitivo non è riuscita a creare una città smart, verde, innovativa, creativa. L’ultimo governo cittadino e metropolitano è stato un’occasione mancata. La Torino pirotecnica degli eventi e del loisir si sta traducendo in chiusure di negozi sia centrali sia periferici e l’epidemia ha contribuito alla crisi delle piccole attività commerciali e di servizi. La non regolazione della movida ha tradito la promessa di un territorio innovato e di politiche per i giovani e per gli studenti, fondate su tolleranza, talento e tecnologia (le famose 3 T).

Ha prevalso in questi anni un agire politico economicista che travalica e cancella le legittime ragioni dei luoghi e delle comunità, che non è stato in grado di valorizzare i radicamenti territoriali, che non ha prodotto sviluppo locale, che non ha rigenerato il territorio. Sono apparsi in secondo piano temi quali la riduzione del consumo di suolo, l’economia circolare, il risparmio energetico, l’incremento del verde, la lotta all’inquinamento, ai cambiamenti climatici, alla perdita di biodiversità.

Approfondire questi temi è strumento di conoscenza, ma anche elaborazione di visioni da sottoporre al dibattito pubblico e alle scelte dei pubblici amministratori.

Il programma del 2022 prevede una serie di conferenze aperte, orientate a comprendere la traiettoria di Torino a partire dal cambio di Giunta, dalla consapevolezza di una crisi di lunga durata, dalla gestione della pandemia, dalla disponibilità di strumenti finanziari forse in grado di avviare una nuova fase di progettualità.

 

Le conferenze si svolgeranno presso la sede di via Cesare Battisti 4, a Torino, alle ore 21.00. Saranno in presenza (con esibizione della documentazione sanitaria prescritta) e in modalità mista (con collegamento da remoto) a seconda delle norme in tema di prevenzione Covid-19.

 

Dettagli delle Conferenze 

Programma

25 gennaio 2022. Area ex Westinghouse: dal parco verde al supermercato. Quali alternative?

Con l'Accordo di programma ratificato dalla Regione Piemonte nel dicembre 2016, la Giunta Fassino ha avviato la vendita a privati di una parte del giardino Artiglieri di Montagna per realizzare un centro commerciale. La ricaduta pubblica dell’operazione consisterebbe nella realizzazione a spese della società acquirente di un centro congressi da 5.000 posti nell’area ex Westinghouse di via Borsellino. La Giunta Appendino, che si era impegnata in campagna elettorale a bloccare il progetto, ha poi proseguito l’iter autorizzativo adducendo la mancanza di fondi per restituire gli importi incassati. A seguito di bando pubblico (in merito alla sua correttezza sono in corso indagini della magistratura) l’area è stata venduta a Esselunga che sta elaborando gli studi per il Piano Esecutivo Convenzionato, da sottoporre all’approvazione del Consiglio comunale.

A prescindere dal fatto che la cementificazione di un’area verde, nell’attuale situazione di crisi ambientale, è contraria ad ogni ragionamento di buon senso, la serata vuole approfondire quale interesse pubblico possa avere una struttura per congressi elefantiaca, che presuppone forti investimenti pubblici per la sua gestione e come possa diventare volano di sviluppo economico nella situazione di crisi del turismo, e in particolare del turismo congressuale, dovuta sia alla pandemia, sia alla diffusione di mezzi di incontro da remoto. Oltre a queste considerazioni, l’Associazione Comala spiegherà come la realizzazione dell’intervento metterebbe in discussione le sue attività, sviluppate da tempo, che coinvolgono centinaia di giovani in iniziative culturali e sociali.

Durante la serata saranno approfonditi i termini della questione, esaminate eventuali soluzioni alternative e saranno illustrate le mozioni delle associazioni che chiedono all’Amministrazione di non approvare alcuno Strumento urbanistico esecutivo prima che siano stati aperti momenti di confronto pubblico con i cittadini, la Circoscrizione, le associazioni e le diverse realtà territoriali presenti nell'ambito, finalizzati a mantenere nella sua interezza tutto il verde in piena terra e a rispettare il complesso architettonico vincolato della ex-Caserma Lamarmora, con destinazioni ad esclusive attività e servizi utili al quartiere.

Relatori:

Andrea Pino (Presidente Associazione Comala), Le ragioni del nostro no al centro commerciale al posto del verde

Maria Teresa Roli (Italia Nostra), Un caso emblematico  

Guido Montanari, Il Piano Esecutivo Convenzionato in discussione, le alternative possibili

Introduce e modera: Emilio Soave (Pronatura Torino)

 

15 febbraio Torino, la trasformazione delle aree industriali

Con il passaggio epocale da “one company town” a città postindustriale Torino è cambiata non soltanto nella sua composizione sociale, ma anche nella sua conformazione fisica. Il Piano Regolatore di Gregotti e Cagnardi del 1995 ha pianificato la trasformazione di circa 10 milioni di metri quadri di aree un tempo industriali. L’attuazione ha avuto innesco con la realizzazione del passante ferroviario, della linea di metropolitana e con la promozione olimpica, ma i progetti sono stati realizzati soltanto per circa un 50% delle previsioni.

Il peso del debito, creato in gran parte dalle opere olimpiche inutili o effimere, ha portato alla carenza di investimenti nel trasporto pubblico, nell’edilizia sociale, nella riqualificazione urbana, nella realizzazione dei servizi di prossimità. L’esito è stato un progressivo peggioramento delle condizioni di vita a partire dalle periferie, sempre più lontane, socialmente e economicamente, dalle aree di pregio del centro e dalla collina.

Ampie aree urbane ex-industriali sono ancora in abbandono e contribuiscono al degrado di interi quartieri, mentre straordinari beni culturali (si pensi alla Cavallerizza, all’ex Manifattura tabacchi o a Italia ’61) attendono da tempo progetti di riqualificazione che ne rispettino i caratteri storici e la destinazione a usi pubblici.  

Ripercorrere le trasformazioni completate e in corso permetterà di capire se le opportunità del cambiamento sono state colte interamente, soprattutto a fronte della difficoltà del controllo pubblico della rendita fondiaria, della mancanza di una pianificazione di area vasta, in relazione con il territorio extraurbano e di una sempre più necessaria consapevolezza intorno ai temi dell’ambiente e del paesaggio.

Le relazioni ricostruiranno gli ultimi decenni di trasformazioni territoriali facendone emergere gli aspetti problematici di qualità architettonica e urbana, sottoponendo al dibattito le linee di indirizzo in atto e le eventuali proposte alternative.

Relatori:

Guido Montanari: Torino da “one company town” a città postindustriale

Gian Paolo Aghemo, Le aree industriali abbandonate: problema o risorsa?

Roberto Gnavi (Italia Nostra), La città brutta: qualità urbana e architettonica

Introduce e modera: Terry Silvestrini

 

1 marzo Infrastrutture verdi e pianificazione di area vasta

Un progetto che riveda l’urbanistica degli spazi specializzati e muova verso un’articolazione verde della complessità territoriale deve ripensare le zone industriali, talvolta vicine a cimiteri o che minacciano beni culturali (vedi Abbadia di Stura), le zone di traffico per soli autoveicoli, senza marciapiedi, con piste ciclabili finte, i grandi supermercati senza verde. Questo progetto non può essere chiuso entro il confine di Torino, ma necessita (questa la forza delle Città metropolitane) di una bioregione di area vasta che contenga l’urbano insieme alle aree che formano il vasto capitale naturale e paesaggistico. Occorre invertire lo sguardo perché è nella periferia che ci sono le forze produttive, territoriali, ambientali per lanciare un progetto urbano sostenibile. Si parla di area metromontana con le sue comunità urbane, le comunità di quartiere nelle città, i centri e i borghi negli spazi rurali.

Per tutto questo diviene centrale il progetto della Corona verde che interessa circa 90 comuni delle cinture di Torino, che vuole connettere le aree naturali e le presenze storico-artistiche al fine di valorizzare e tutelare il territorio dell’area metropolitana dal punto di vista ambientale, economico e sociale, dando vita a un’unica grande infrastruttura verde. 

Corona verde porta in dote numerose risorse: la “Corona di Delizie” (cioè  la gran parte del sistema delle Residenze Reali, comprese la  Reggia di Venaria, il Castello della Mandria, la Palazzina di Caccia di Stupinigi, i Castelli di Rivoli e Moncalieri, la Basilica di Superga, ecc..),  i parchi (della Mandria, di Superga, del Sangone,  del Po, di Stupinigi, di Monte San Giorgio, ecc.),  i vari Siti di Interesse Comunitario (SIC), le Zone di Protezione Speciale (ZPS), le Zone naturali di salvaguardia e le altre aree protette, che fungono anche da corridoi ecologici per la tutela della biodiversità e si integrano con le aree rurali. Porta in dote la trama fluviale dal Po e dei sui affluenti (Chisola, Sangone, Dora Riaparia, Stura di Lanzo, Orco, Malone, ecc.) e quindi una serie di risorse di immenso valore culturale, turistico, naturalistico, ecosistemico.

Vi sono anche pericoli, soprattutto quello del cosiddetto greenwashing territoriale, una finta colorazione verde per politiche volte a copertura di ulteriore consumo di suolo e di valorizzazione della rendita di territori oggi periferici.

Interventi:

Francesca Rota (CNR), Cosa è Corona verde e cosa potrebbe essere

Claudio Malacrino, I pericoli per Corona verde

Claudia Galetto (IRES) Un progetto tra progetti per l’Agenda metropolitana

Introduzione e modera: Fiorenzo Ferlaino (già ricercatore IRES)

 

29 marzo Le dinamiche in atto

Da ventidue anni il rapporto “Giorgio Rota” su Torino raccoglie dati inerenti gli aspetti sociali, demografici, economici, ambientali della città. Le statistiche elaborate, allineate per temi disciplinari e commentate anche in relazione ad altre realtà metropolitane italiane e talvolta internazionali, offrono uno sguardo indipendente al servizio di chi voglia capire meglio le dinamiche in atto nella città. Dall’analisi e dal confronto dei vari rapporti è forse possibile comprendere fenomeni e linee di tendenza di lunga durata, utili per orientare l’azione di governo e anche la critica a questa stessa. Nel corso della conferenza un protagonista della ricerca proporrà un bilancio delle attività svolte e proverà a identificare i principali orientamenti della città, anche in vista di una prospettiva futura.

Queste riflessioni saranno messe a confronto con il pensiero di uno studioso delle dinamiche politiche e sottoposte alle considerazioni dell’Assessore all’urbanistica che illustrerà il programma della Giunta Lorusso.   

Interventi

Luca Davico, Ventidue anni di rapporti “Giorgio Rota”

Silvano Belligni, Élites e istituzioni: quale evoluzione?

Paolo Mazzoleni (Assessore all’urbanistica), La visione della nuova Amministrazione  

Introduce e modera: Guido Montanari

 

19 aprile La città che vogliamo: dalla crisi a nuove prospettive (prima parte)

Torino “postindustriale” passa dalla produzione di veicoli a quella di componenti, ma non riesce a darsi una diversificazione produttiva, la città si contrae, perde abitanti e posti di lavoro, ha la più alta percentuale di cassaintegrati e una disoccupazione a due cifre percentuali. Al contempo le amministrazioni non hanno difeso il welfare pubblico: la popolazione, sempre più anziana e sola, vede i suoi servizi sempre più insufficienti. Questi fenomeni sono i segni di una città che non sa dare risposte sul piano del lavoro e della salute, ha livelli tali di inquinamento dell'aria da produrre centinaia di morti silenziose ogni anno, ipertrofica nei propri carichi emissivi di gas dannosi e serra e nel consumo di suolo, mentre le aree industriali abbandonate hanno inquinanti che finiscono nelle acque. Il territorio non è in grado di sostenere le attività che ospita, in termini di quantità e di composizione.

Tuttavia questa città in crisi ha grandi potenzialità: un’alta preparazione tecnica e scientifica, un riconosciuto patrimonio storico artistico, un costo della vita contenuto, la presenza di ampie aree da riqualificare e di attività innovative. Sarebbe necessario ripensare una politica in termini di ambiente, di salute, di cultura, di partecipazione, di giustizia e di uguaglianza. Tuttavia gli orientamenti fino ad ora seguiti non sembrano andare in questa direzione, anzi il peggioramento della qualità della vita è il frutto di precise scelte iperliberiste di attacco ai servizi pubblici, basate sul convincimento che “privato è meglio” e che crescita e profitto di alcuni, si trasformino in ricchezza per tutti.

La conferenza intende approfondire diverse visioni di città, anche in confronto con altre realtà urbane. Il dibattito, partendo da varie sensibilità politiche e culturali, sarà uno stimolo per il pubblico che voglia fare considerazioni e proposte.

Interventi

Antonella Visintin, La città ipertrofica   

Terry Silvestrini, I problemi della città in contrazione

Serena Fiorelli, Biofilia e beni comuni

Introduce e modera: Guido Montanari

 

10 maggio La città che vogliamo: dalla crisi a nuove prospettive (seconda parte)

Interventi da confermare

La città postindustriale come possibilità?

Casi a confronto e ipotesi di lavoro

Introduce e modera: Davide Derossi


Il gruppo di ricerca InCreaSe nasce dalla convinzione che la conoscenza e l’esperienza dei propri ricercatori debbano contribuire al benessere sociale e al conseguimento di uno sviluppo sostenibile, inclusivo, equo e stabile